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COL CUORE IN ITALIA

Cronache

GRAZIE ORIANA

GRAZIE ORIANA

Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 - 15 settembre 2006) è stata una giornalista e scrittrice italiana. Prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale, con i suoi dodici libri ha venduto 20 milioni di copie in tutto il mondo.

Oriana Fallaci è la prima di tre sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici. Il padre Edoardo fu un attivo antifascista che coinvolse la figlia Oriana, a soli 10 anni, nella resistenza con compiti di vedetta. La giovane Oriana si unì così al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre fu catturato e torturato a villa Triste, ed in seguito rilasciato. Per il suo attivismo durante la guerra ricevette a 14 anni un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano.

La Fallaci iniziò a 16 anni la carriera giornalistica esortata dallo zio Bruno Fallaci, grande penna e direttore di settimanali. Lavorò prima come collaboratrice per quotidiani locali e poi come inviata speciale per L'Europeo.

Nel 1965 Oriana Fallaci dedica al padre il libro Se il sole muore in cui descrive i preparativi per lo sbarco americano sulla Luna. Per scrivere il libro incontra il capo progetto della missione, l’ex scienziato nazista Wernher von Braun (colui che aveva progettato per Hitler i razzi V2 da sparare su Londra).

Nel 1967 si reca in qualità di corrispondente di guerra per L'Europeo in Vietnam: ci ritornerà 12 volte in 7 anni raccontando la guerra senza fare sconti nè ai Vietcong e ai comunisti nè agli statunitensi e ai Sudvietnamiti e documentando le menzogne e le atrocità, ma anche gli eroismi e l'umanità di un conflitto che la Fallaci definì «una sanguinosa follia». Le esperienze di un anno di guerra vissute in prima persona sono state raccolte nel libro Niente e così sia pubblicato nel 1969.

A metà del 1968 la giornalista lascia provvisoriamente il fronte per tornare negli USA a seguito della morte di Martin Luther King e di Bob Kennedy e delle rivolte studentesche di quegli anni. In un passaggio di Niente e così sia irride «i vandalismi degli studenti borghesi che osano invocare Che Guevara e poi vivono in case con l'aria condizionata, che a scuola ci vanno col fuoristrada di papà e che al night club vanno con la camicia di seta».

Il 2 ottobre 1968, durante una manifestazione di protesta contro i Giochi Olimpici a Città del Messico, rimase ferita negli scontri tra studenti e polizia in Piazza delle Tre Culture. Morirono centinaia di giovani (il numero preciso è sconosciuto) e anche la Fallaci fu creduta morta e portata in obitorio: solo in quel momento un prete si accorse che era ancora viva. La Fallaci definì la strage come «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra».

Oltre al Vietnam seguì come corrispondente anche la guerra indo-pakistana, le guerra in Sud America e in Medio Oriente.

Nel 1969 il comandante dell’Apollo 12, Pete Conrad, alla vigilia del lancio, si reca a New York per incontrare la Fallaci e chiederle un consiglio riguardo la frase da usare al momento di mettere piede sulla Luna. Poiché Neil Armstrong aveva detto: «Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità», la fiorentina consigliò, dato la bassa statura di Conrad, la frase: «Sarà stato un piccolo passo per Neil ma per me è stato proprio lungo». Il comandante, che portò con sè sulla Luna una foto di Oriana bambina con la madre, disse proprio questa frase una volta giunto sul satellite.

Nell'agosto 1973 la giornalista fiorentina conosce Alekos Panagulis, leader della Resistenza greca contro il regime dei Colonnelli. Si incontrano il giorno che lui uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un apparente incidente stradale il 1° maggio 1976. La storia di Panagulis verrà raccontata dalla scrittrice nel romanzo Un uomo, pubblicato nel 1978.

Nel 1975 la Fallaci e Panagulis collaborano alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, amico della coppia. La Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell'omicidio del poeta.

Nel 1975 esce il primo romanzo di Oriana Fallaci diverso dall’inchiesta giornalistica, Lettera a un bambino mai nato. Esso è il primo grande successo editoriale della scrittrice che vende 4 milioni e mezzo di libri in tutto il mondo.

Nel 1976 sostiene le liste del Partito radicale, anche per le loro campagne femministe. [1]

All'attività di reporter hanno fatto seguito le interviste a importanti personalità della politica, le analisi dei fatti principali della cronaca e dei temi contemporanei più rilevanti. Tra i personaggi intervistati dalla Fallaci: Re Husayn di Giordania, Vo Nguyen Giap, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, l'arcivescovo Makarios, Alekos Panagulis, Nguyen Cao Ky, Yasser Arafat, Mohammad Reza Pahlavi, Haile Selassie, Henry Kissinger, Walter Cronkite, Indira Gandhi, Golda Meir, Nguyen Van Thieu, Zulfikar Ali Bhutto, Deng Xiao Ping, Willy Brandt, l'Ayatollah Khomeini (durante l'intervista la Fallaci lo apostrofò come «tiranno» e si tolse il chador che era stata costretta ad indossare per essere ammessa alla sua presenza) e Muammar Gheddafi.

Consegnandole la laurea ad honorem in letteratura, il rettore del Columbia College di Chicago la definì «uno degli autori più letti ed amati del mondo». Ha scritto e collaborato per numerosi giornali e periodici, tra cui: New Republic, New York Times Magazine, Life, Le Nouvel Observateur, The Washington Post, Look, Der Stern, e Corriere della sera.

Nel 1990 esce il romanzo Insciallah dove la scrittrice coniuga la ribalta internazionale con l’idea del romanzo. Il libro, ambientato tra le truppe italiane inviate dall’ONU a Beirut, si apre con il racconto del primo duplice attentato suicida dei kamikaze islamici contro le ambasciate americane e francesi che causò 450 morti tra i soldati.

Dopo l'uscita di Insciallah Oriana Fallaci si isola andando a vivere a New York, nell'Upper East Side di Manhattan. Qui inizia a scrivere un grande racconto la cui lavorazione, durata per tutti gli anni novanta, è stata interrotta dai fatti dell'11 settembre 2001.

In questo periodo scopre di avere un cancro ai polmoni che lei più tardi definirà «L'Alieno».

Con i suoi recenti libri e articoli sulle tematiche dell'11 settembre, che hanno suscitato sia elogi sia contestazioni nel mondo politico e nell'opinione pubblica, la scrittrice denucia il decadimento della civiltà occidentale che, minacciata dal fondamentalismo islamico, è incapace di difendersi. Secondo altri, le sue posizioni furono invece controproducenti per la stessa cultura occidentale, in quanto ridussero lo scontro culturale ad uno scontro adialettico e «violento» (si vedano, per esempio, ma non solo, le affermazioni di Oriana Fallaci relativamente alla moschea a Colle Val d'Elsa) e quindi non proprio alla tradizione della cultura occidentale.

Nel 2004 si è schierata contro l'eutanasia nel caso di Terri Schiavo, presentando le sue posizioni con un articolo apparso su Il Foglio, e contro il referendum abrogativo della legge sulla procreazion medicalmente assistita, con un articolo pubblicato dal Corriere della sera.

Dopo aver espresso per tutta la vita opinioni anticlericali negli ultimi anni si è avvicinata alla Chiesa cattolica. Pubblicamente ha dichiarato la sua ammirazione verso papa Benedetto XVI, che l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata il 27 agosto 2005. L’incontro doveva rimanere segreto, ma la notizia è stata resa pubblica tre giorni dopo l'incontro, mentre i contenuti del colloquio non sono mai stati resi noti.

Nel marzo 2005 il quotidiano Libero ha lanciato una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica conferisse alla Fallaci il titolo di senatore a vita. Sono state raccolte oltre 75.000 firme.

Muore il 15 settembre 2006 a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute dovuto al tumore che da anni l'aveva colpita. Aveva deciso di tornare a Firenze, con grande riserbo, per passarvi i suoi ultimi giorni.

È stata sepolta nel cimitero evangelico degli Allori, alle porte di Firenze, nella tomba di famiglia accanto ad un ceppo commemorativo di Alekos Panagulis, suo compagno di vita. Con la bara sono stati sepolti una copia del Corriere della Sera, tre rose gialle e un Fiorino d'Oro (premio che la Fallaci non ha mai vinto), donato da Franco Zefirelli.

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Riconoscimenti

Il 30 novembre 2005 Oriana Fallaci ha ricevuto a New York il premio Annie Taylor per il coraggio del Center for the Study of Popular Culture ("Centro Studi di Cultura Popolare"). La scrittrice è stata onorata per "l'eroismo e il valore" che hanno fatto di lei «un simbolo nella resistenza contro il fascismo islamico e una combattente nella causa dell' umana libertà.» L'Annie Taylor Award (istituito in ricordo della prima persona a sopravvivere in un viaggio all'interno di una botte dalle cascate del Niagara) viene assegnato a individui che hanno mostrato e mostrano eccezionale coraggio in circostanze pesantemente avverse e di fronte a grave pericolo. David Horowitz, il fondatore del centro, motivando la premiazione, ha definito la Fallaci «un generale nella guerra per la libertà».

Su proposta del Ministro dell'istruzione Letizia Moratti il 14 dicembre 2005 il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi ha insignito Oriana Fallaci con una medaglia d'oro quale "benemerita della cultura". Le sue condizioni di salute le hanno impedito di prendere parte alla cerimonia di consegna, in occasione della quale ha scritto: «La medaglia d'oro mi commuove perché gratifica la mia fatica di scrittore e di giornalista, il mio impegno a difesa della nostra cultura, il mio amore per il mio Paese e per la Libertà. Le attuali e ormai note ragioni di salute mi impediscono di viaggiare e ritirare direttamente un omaggio che per me, donna poco abituata alle medaglie e poco incline ai trofei, ha un intenso significato etico e morale».

Il 22 febbraio 2006 il presidente del consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini ha insignito la Fallaci della medaglia d'oro del consiglio stesso. Nencini ha motivato la sua scelta dicendo che la Fallaci è una delle bandiere della cultura toscana nel mondo. Durante la premiazione, avvenuta a New York, la scrittrice ha raccontato del suo tentativo di creare una vignetta su Maometto, in risposta alla montante polemica sulle vignette apparse sui giornali francesi e olandesi, che raffiguravano Maometto. A proposito ha dichiarato: «Disegnerò Maometto con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni, le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio».

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JUAN PABLO II EL GRANDE - A UN AÑO DE SU MUERTE

JUAN PABLO II EL GRANDE  -  A UN AÑO DE SU MUERTE

Juan Pablo II (* Wadowice, Polonia, 18 de mayo de 1920 - † Ciudad del Vaticano, 2 de abril de 2005). Papa número 264 de la Iglesia católica. Su nombre de nacimiento era Karol Józef Wojtyła Kaczorowska. Fue el primer papa no italiano desde Adriano VI en 1522.

Su pontificado de 26 años ha sido el tercero más largo en la historia de la Iglesia Católica, después del de San Pedro (se cree que entre 34 y 37 años) y el de Pío IX (31 años).

En 1981, mientras saludaba a los fieles en la Plaza de San Pedro, sufrió un atentado perpetrado por Mehmet Ali Ağca, quien le disparó a escasa distancia desde la multitud. Meses después, fue perdonado públicamente. En 1984, antes de su visita a Venezuela la policía política (DISIP) descubrió y desarticuló un complot para asesinarlo por parte de la rama venezolana de la secta brasileña ultraderechista Tradición, Familia y Propiedad. El 6 de enero de 1995 la policía de Filipinas desmanteló la Operación Bojinka, que buscaba el mismo fin.

Su estado de salud empeoró en los primeros meses de 2005, cuando tuvo que ser hospitalizado en el Hospital Gemelli (Roma) debido a un síndrome de dificultad respiratoria. Aunque se le realizó una traqueotomía a mediados de marzo, hacia finales del mismo mes su estado se agravó y entre el 31 de marzo y el 1 de abril sufrió una septicemia por complicación de una infección de vías urinarias. Falleció el día 2 de abril a las 21.37 horas (hora del Vaticano), siendo Joseph Ratzinger (Benedicto XVI) su sucesor.

Como Papa, Wojtyla impuso un estilo desusado al desechar la silla gestatoria usada por sus antecesores para mostrarse en público, se puso a nivel de la calle y de las multitudes, mostrando sus simpatías por niños y adolescentes. Debido a sus múltiples viajes al extranjero (104) fue conocido entre los medios católicos, en particular en América Latina, como «el atleta de Dios», «el caminante del Evangelio» o el «Papa peregrino».

Durante su prolongado mandato, Juan Pablo II superó numerosas marcas: no sólo fue el pontífice más viajero hasta el momento, sino también el que proclamó más santos y beatos durante su pontificado (el número de santos y beatos elevados a los altares por él equivale al llevado a cabo en los cuatrocientos años anteriores).

Antes de ser elegido Papa, Wojtila, poeta, filósofo y dramaturgo, había escrito la obra teatral El taller del orfebre, convertida en ópera rock y siendo presentada en España en los inicios de los años 1980.

Desde el atentado sufrido el 13 de mayo de 1981 comenzó a sufrir diversos problemas de salud: además de las dificultades que tuvo para recuperarse de las heridas de bala que sufrió en el estómago y en una mano, padeció luego un cáncer de intestino, la fractura del fémur y de un hombro, y, desde los años 1990, tuvo que sobrellevar la enfermedad de Parkinson, de origen genético.

Esto no impidió que, a fines de los años 1980, su actuación en Polonia y su influencia en los acontecimientos que se producían en el entonces bloque comunista contribuyeran de modo considerable a la caída de los regímenes de Europa del Este, según coinciden numerosos historiadores.

                                          Juan Pablo II durante un discurso en 2004

Más de una década después, y pese a su implacable deterioro físico, en marzo de 2003 Juan Pablo II se opuso con todas sus fuerzas y autoridad a la invasión estadounidense de Irak. En esa misión evidenció la misma determinación que había mostrado al inicio de su pontificado para mediar entre Argentina y Chile cuando se encontraban al borde del enfrentamiento.

Entre los principales episodios de su pontificado está la primera visita de un Papa a una iglesia luterana (Roma, 1983), la primera a una sinagoga (Roma, 1986), la Jornada Mundial de Oración por la Paz (Asís, 1986) y la excomunión del obispo Marcel Lefebvre (1988). Este año se produjo un hecho histórico: Juan Pablo II visitó un país ortodoxo, Grecia, y entró en una mezquita, la de Damasco (Siria), siendo la primera vez que un Pontífice católico pisaba una mezquita y oraba en su interior.

Asimismo, figuran el primer encuentro de un Papa con una comunidad musulmana (Casablanca, 1985), el Año Santo de 1983, a partir del cual creó las Jornadas Mundiales de la Juventud, celebradas en Roma (varias veces), Buenos Aires, Santiago de Compostela (España), Denver (Estados Unidos), Manila, Czestochowa (Polonia), París y Toronto (Canadá) en 2002.

También destaca el encuentro con el último presidente de la URSS, Mijaíl Gorbachov, en diciembre de 1989 y la normalización de la Iglesia Católica en los países europeos hasta entonces comunistas, y la visita realizada en enero de 1998 a Cuba, donde fue recibido con todos los honores por Fidel Castro.

Aparte de sus catorce encíclicas, con Juan Pablo II se han publicado los nuevos Códigos de Derecho Canónico Latino (1983) y Oriental, así como el Catecismo Universal de la Iglesia Católica (1992), fruto del sínodo especial de obispos de 1985, dedicado al Concilio Vaticano II.

Su gran deseo, que materializó, fue llegar al año 2000, abrir la Puerta Santa de la Basílica de San Pedro e introducir la Iglesia en el tercer milenio. En la primavera de 2000 pudo por fin pisar Tierra Santa. Visitó el Monte Nebo, donde (según el Antiguo Testamento) el profeta Moisés vio la Tierra Prometida antes de morir; Belén, Jerusalén, Nazaret y varias localidades de Galilea.

Durante ese viaje, Juan Pablo II, el primero en reconocer en 1986 los derechos nacionales del pueblo palestino y entablar relaciones diplomáticas plenas con Israel en 1994, ofició misa en la Plaza del Pesebre de Belén, pidió perdón en el Muro de las Lamentaciones y en el Museo del Holocausto por los errores cometidos por los cristianos que persiguieron a los judíos y celebró misa en el Santo Sepulcro.

Cabe reconocer que también pidió perdón por las injusticias cometidas por el Vaticano en contra del célebre científico italiano Galileo Galilei a quien hizo retractarse de sus teorías heliocéntricas.

Al concluir su pontificado con su muerte, Juan Pablo II dejó pendientes dos viajes: uno a Moscú, ante la oposición del patriarca ortodoxo Alejo II, que acusaba a la Iglesia Católica de "proselitismo" en su área de influencia y otro a China, donde el régimen comunista prohibía la obediencia de la Iglesia Católica china a la Santa Sede y que hubiese significado la reanudación de sus relaciones con El Vaticano, suspendidas desde 1949

                                                .Juan Pablo II en el 2004

Despúes de su muerte, muchos católicos, desde el cardenal británico Cormac Murphy-O'Connor hasta periódicos italianos como L'Osservatore Romano, o su sucesor Benedicto XVI se han referido a Juan Pablo II como Juan Pablo el Grande. Aún no se sabe si este póstumo título se impondrá, ya que no existe ningún procedimiento formal para asignar este apelativo.

También, muchos seguidores del pontífice demandaron que fuese canonizado tan pronto como fuera posible, gritando "Santo Subito" ("Santo ya") durante los actos de exposición pública del cadáver y misas de funeral.

El 13 de mayo de 2005, el Papa Benedicto XVI dio formalmente por iniciado el proceso de beatificación de Juan Pablo II, omitiendo los cinco años de espera requeridos después de la muerte por el derecho canónico para iniciar el proceso de beatificación, utilizando para ello la figura del "Santo por aclamación" utilizada antes para San Francisco de Asís, y más recientemente para la Madre Teresa de Calcuta.

En diciembre de 2005, la agencia católica francesa de noticias I-Media informó de un milagro atribuido a Juan Pablo II , en el que una monja francesa que sufría cáncer en etapa terminal fue inexplicablemente curada después de que sus compañeras pidieran su curación por intercesión del Papa difunto. Según el arzobispo de Cracovia, Stanislao Dziwisz, este milagro permitiría finalizar el proceso de beatificación, gestionado por la diócesis de Cracovia, en marzo de 2006.

 

TOMMASO, CIAMPI: ORRORE CHE MOZZA IL FIATO

TOMMASO, CIAMPI: ORRORE CHE MOZZA IL FIATO

Lo zio del bambino ha riconosciuto la salma. Rimangono da chiarire diversi punti oscuri del sequestro e dell'omicidio.

PARMA - «Abbiamo provato un orrore agghiacciante che mozza il fiato. I bambini sono sacri», ha detto Carlo Azeglio Ciampi. Una dichiarazione che riassume lo stato d'animo di tutti gli italiani dopo i tragici sviluppi del sequestro di Tommaso Onofri, concluso con il ritrovamento del cadavere del bambino. Anche Benedetto XVI ha ricordato il caso durante l'Angelus: «Siamo tutti colpiti dalla vicenda del piccolo Tommaso, barbaramente ucciso. Preghiamo per lui e per tutte le vittime della violenza».
SALMA RICONOSCIUTA - È stato Cesare Fontanesi, zio del piccolo Tommaso Onofri, a compiere il doloroso gesto del riconoscimento della salma del bambino , ritrovato morto nella tarda serata del sabato 31 marzo dopo il rapimento di un mese fa. L'uomo, accompagnato da un'auto della polizia, è arrivato all'istituto di medicina legale all'ospedale Maggiore di Parma (dove il cadavere di Tommy era stato portato) poco prima delle 9 ed è rimasto nella camera mortuaria 15 minuti. Paolo Onofri e Paola Pellinghelli, i genitori, sono invece ancora nella villetta di Martorano degli zii materni del bambino, Cesare e Patrizia Fontanesi. La madre di Tommy non è mai uscita di casa in mattinata dopo il malore alla notizia che il figlio era stato ucciso. Paolo Onofri, il padre, pallido e con gli occhi segnati dalle lacrime e dalla notte insonne, è invece uscito più volte nel giardino della villetta a parlare con il cognato Cesare, fumare, parlare al telefono cellulare.
NUOVI INTERROGATORI - Proseguono intanto senza sosta le indagini per chiarire i punti ancora oscuri del sequestro e della morte del piccolo Tommaso. I nuovi interrogatori dovrebbero iniziare già in giornata e serviranno a chiarire il movente del sequestro ma anche le discordanze registrate nelle dichiarazioni e nelle confessioni dei due rapitori, Mario Alessi (nella foto), il muratore che lavorò alla ristrutturazione del cascinale di Casalbaroncolo e Salvatore Raimondi, l'uomo che ha lasciato l'impronta sul nastro adesivo usato per legare i familiari del bambino, sui momenti drammatici della fuga e della morte del piccolo. Per lunedì invece è attesa la convalida dei provedimenti di fermo: per ora solo con l'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione, per Alessi e Raimondi nonché per la convivente di Alessi, Antonella Conserva.
LA FAMIGLIA ALESSI - «Non ci crediamo ancora che è stato Mario ad uccidere il piccolo Tommaso. Forse è stato spinto da qualcuno a confessare l'omicidio». È incredulo Luigi Alessi, fratello maggiore di Mario Alessi. Di tutt'altro genere le dichiarazioni di Salvatore Alessi, gemello di Mario, costretto da oltre vent'anni ad una sedie a rotelle: «Per me mio fratello è morto». «Nei giorni scorsi lo avevo difeso - ha detto seduto vicino alla moglie Antonella Paci - perché lui continuava a ribadirmi la sua innocenza».
E nel dramma, si apre un nuovo dramma, quello di un altro bambino , Giuseppe Alessi, figlio di Mario. Il gemello Salvatore Alessi chiederá l'affidamento del piccolo: «Allo sconforto e al dolore per quello che è accaduto - ha detto il legale della famiglia di Salvatore Alessi- si aggiunge lo sconforto e la preoccupazione per le sorti di un altro piccolo innocente, Giuseppe, figlio di Mario Alessi, anch'egli ammalato e bisognoso di cure che sta subendo senza colpe gli effetti devastanti di questa brutta vicenda del quale vorrebbero prendersi cura».

Sull'asfalto una scritta: «Ne hai abbastanza?»

Sull'asfalto una scritta: «Ne hai abbastanza?»

È stata trovata a 200 metri dalla casa degli Onofri. Il padre di Tommy: «Mi dicano cosa vogliono, sono pronto a qualsiasi cosa»

PARMA - «Ne hai abbastanza?». Una scritta fatta con uno spray bianco, a circa 200 metri dalla casa di Casalbaroncolo dove il 2 marzo è stato rapito il piccolo Tommaso Onofri. È stata scoperta stamane intorno alle 8 da una pattuglia della polizia anticrimine sull'asfalto della strada che porta all'abitazione degli Onofri. Non è detto che si tratti di un messaggio dei rapitori, potrebbe trattarsi di uno scherzo di pessimo gusto e pure rischioso, visto che dal giorno del sequestro la zona, anche di notte, è spesso controllata da auto della polizia e dei carabinieri. Non si sa quando sia stata fatta la scritta, ma certo è che ieri chi è stato a Casalbaroncolo non l'ha vista.

PRONTO A TUTTO - «Se vogliono qualcosa me lo devono far sapere, perché sono pronto a qualsiasi cosa»: lo dice Paolo Onofri, papà di Tommaso, subito dopo la scoperta della scritta. «L'autore di questo gesto aberrante - ha aggiunto - è stato plagiato da chi ha rapito mio figlio».
                                                                                             inf. Corriere della Sera

GLI INVESTIGATORI : " TOMMASO É VIVO "

GLI INVESTIGATORI : " TOMMASO É VIVO "

Sequestrati i documenti bancari di Onofri. Da chiarire un passaggio di denaro di 190 milioni di vecchie lire sul conto della sorella di lui.

PARMA - La procura della Repubblica di Parma avrebbe acquisito e posto sotto sequestro la documentazione relativa alle movimentazione bancarie di Paolo Onofri. Lo riferisce l'agenzia di stampa Adnkronos. Da chiarire un passaggio di denaro di circa 190 milioni di vecchie lire sul conto della sorella di lui, che sarebbe stato giustificato come una parte di eredità ricevuta da parte di una zia. Mentre si attende per il fine settimana l'esito delle perizie condotte dai Ris di Parma nella cascina di Casalbaroncolo, dove lo scorso 2 marzo è stato rapito il piccolo Tommaso, le indagini proseguono dunque su diversi fronti e impegnano senza sosta gli inquirenti.

«E' VIVO E VICINO A PARMA» - Il piccolo Tommaso Onofri sarebbe vivo e potrebbe trovarsi non lontano da Parma: più o meno nelle campagne fra la città emiliana, Reggio Emilia e Mantova. È questa la «robusta ipotesi» che vi è tra gli investigatori, i quali mantengono comunque un rigoroso riserbo. Domenica sono stati sentiti i vicini di casa della famiglia. A tutto campo anche le ricerche: è stata passata al setaccio una vasta area compresa tra le provincie di Parma, Reggio Emilia e Mantova senza, al momento, alcun esito.

APPELLO A CHI L'HA VISTO - La famiglia mostra ogni giorno di più i segni della tensione e della disperazione, dovuta al fatto che del piccolo non si hanno notizie ormai da 18 giorni. È stato proprio il medico di famiglia a confidare oggi ai cronisti che «di stress (dentro casa) ce ne è da vendere». Il medico si è recato infatti nell'abitazione di Martorano dagli zii materni dove da tempo ormai trovano ricovero i coniugi Onofri, per visitare la mamma che, come ha spiegato il medico «non sta bene». Ieri sera la mamma e il papà di Tommaso sono tornati a lanciare un appello alle telecamere del programma «Chi l'ha visto» dopo il precedente del 13 marzo.

IL PADRE: PRENDO IL SUO POSTO - «Io credo che anche chi tiene mio figlio, se ha una coscienza, se ha un cuore, un briciolo, un pizzico, credo che ormai debba arrivare a capire che Tommaso deve tornare dalla sua mamma. Io sono disposto anche a sostituirmi a lui, se si facessero vivi, se si mettessero in contatto, se dicessero qualcosa. Io sono disposto a prendere il suo posto». Così Paolo Onofri in un'intervista a 'Matrix', un'anticipazione della quale è stata trasmessa dal Tg5 lunedì sera.

Lei teme di essere indagato?, ha chiesto l'intervistatrice a Paolo Onofri. «Se questa è la strada da seguire, ripeto, sono disposto ad accettare qualunque cosa», ha detto il padre di Tommy nell'intervista al programma di Enrico Mentana, in onda nella tarda serata. «Io ritengo di aver detto tutto quello che so - ha proseguito il padre -. Penso al mio 'fagottino', a quando giocavamo alla sera, a quando lo cambiavo, a quando si metteva a urlare perchè non si sentiva considerato, voleva attirare l'attenzione, a quando mi si arrampicava addosso perchè voleva andare ad accendere il lume sul divano». Quando Tommaso è stato sequestrato - ha detto ancora il padre, passando a parlare in terza persona - «il signor Onofri era legato. Fino a quel momento il signor Onofri pensava a una rapina. Io non vado a rischiare un proiettile o una coltellata per 150 euro. C'è una grossa rabbia da parte mia, perchè non mi sono sentito padre nei confronti di mio figlio».

BERLUSCONI BAJO LA LUPA CRÍTICA DE UN CINEASTA ARGENTINO

BERLUSCONI BAJO LA LUPA CRÍTICA DE UN CINEASTA ARGENTINO

El ácido filme de Rubén Oliva compara al premier italiano con Menem y es un suceso.

Los misterios del origen de su riqueza, sus relaciones con la mafia, su irrupción en la vida política italiana, europea y mundial; su fabulosa fortuna, sus paralelos impresionantes con el ex presidente argentino Carlos Menem. Durante 90 minutos, la película dirigida por el director y periodista argentino Rubén Oliva, tiene un protagonista indiscutido: Silvio Berlusconi, el premier italiano, el propietario de las tres grandes cadenas de TV y otros negocios, quien ha rechazado siempre distinguir el conflicto de intereses entre sus actividades privadas y su condición de hombre público.

Cuando estaba Silvio es el título del filme que también se llama Una historia del período berlusconiano. Según contó Oliva a Clarín, la obra llena las salas independientes donde se proyecta y en DVD se han vendido más de 200 mil copias. "La película es un docufilme que une géneros distintos: de la ficción al reportaje, del arte gráfico al repertorio inédito. Hasta aparecen Pinocho, Carlos Marx y Mussolini", dijo el director, que fue en Italia periodista de Il Giorno, La Repubblica y la RAI.

"Volví a la Argentina entre 1988 y 1999, donde hice televisión, fui corresponsal de la prensa italiana y trabajé en documentales. Tengo grabado lo que fue el menemismo. En la época de Menem se cambió cultural y sociológicamente a nuestro país. Con Berlusconi se exaltó en el hombre medio lo chanta y la falta de límites morales. Creo que entre Menem y Berlusconi hay paralelos extraordinarios: ambos se tiñen el pelo, son petisos y usan zapatos de taco alto; se han hecho la cirugía estética para lucir jóvenes, tienen un estilo populista. Y ambos hundieron a sus países".

Oliva destacó algunos momento del filme que han causado mucho impacto en la opinión pública, sensibilizada por una campaña electoral exasperada para las elecciones del 9 de abril, que Berlusconi puede perder.

"Contamos las características increíbles del mausoleo que se construyó en su lujosa villa de Arcore, cerca de Milán. De la visita de Mijail Gorbachov, que no quiso entrar cuando Berlusconi quería mostrarle las tumbas y nichos que esperaban a sus ’huéspedes’, entre ellos al mismo Berlusconi", dijo Oliva.

Cuando estaba Silvio contiene una entrevista al fiscal de Palermo Antonio Ingroia, que narra todo lo que está probado en el proceso a Marcello Dell’Utri, uno de los más íntimos colaboradores de Berlusconi. Dell’Utri ha sido condenado en Palermo a 9 años de prisión por asociación externa con la mafia, aunque sigue libre porque el juicio está en apelación. "Dell’Utri, siciliano, ha sido durante 30 años el embajador de la mafia en el norte de Italia. El es quién hoy elige a los candidatos del partido de Berlusconi, Forza Italia. Es parlamentario y será presentado para una reelección segura en los comicios. En la película, el fiscal Ingroia cuenta como Berlusconi se negó a responder a las preguntas de los magistrados de Palermo que trataron de interrogarlo en Roma".

Según Oliva, la historia de los misterios de la fortuna de Berlusconi tiene que ver con su relación con Dell’Utri y con el dinero de la Cosa Nostra, que respaldaron su aventura empresaria.
                               

                                                                                                     inf. Clarín

CONTINUA LA INTENSA BÚSQUEDA DEL BEBÉ SECUESTRADO EN PARMA

CONTINUA LA INTENSA BÚSQUEDA DEL BEBÉ SECUESTRADO EN PARMA

Hace muchos días que dos personas se llevaron a Tommaso Onofri de la casa de sus padres en Parma. Hasta ahora no hubo noticias de los captores. La Policía sospecha de una venganza e investiga las actividades del padre.

Paolo Onofri ( en la foto junto a su esposa ) es director de la Oficina de Correo de Parma, una de las más importantes de Italia. Tras sus actividades se han concentrado los investigadores que llevan el caso por el secuestro de su hijo, Tommaso, de tan sólo 17 meses.

El jueves 2 de marzo pasado, en medio de un confuso episodio, un hombre y una mujer encapuchados entraron en la casa de la familia Onofri, en Casalbaroncolo en la rica provincia de Parma, y, en lo que un primer momento pareció ser un asalto, se llevaron 150 euros y al pequeño Tommaso.

Sin embargo, con el correr de las horas y ante la falta de noticias de los captores, los investigadores están empezando a pensar en otras hipótesis. La que pisa más fuerte: una venganza contra Paolo Onofri por sus actividades en la Oficina de Correo.

Sucede que la dependencia que él dirige no es un simple servicio postal. En Italia, el Correo es una entidad poderosísima que tiene hasta sucursales bancarias.

“Lavado de dinero” y “mafia” son algunas de las palabras que rondan en las cabezas de los investigadores. “Motivos inconfesables”, destaca la prensa italiana.

Las dudas de la Justicia y la Policía -que tiene decenas de agentes aplicados al caso- surgieron después de que Paolo Onofri fuera interrogado durante más de ocho horas y confiara que hace dos años recibió amenazas.

Luego, agentes del Reparto Investigativo Especial (RIS, por sus siglas en italiano) ingresaron en su casa para intentar recolectar pruebas que ayuden a entender qué pasó con Tommaso.

Los investigadores fueron duros y claros con Onofri. Necesitan saber todo lo relacionado con sus cuentas bancarias, su actividad económica y hasta con aquella misteriosa amenaza.

“No tengo buenos presentimientos. Me siento acusado y no se de qué”, fueron las pocas palabras que se le escucharon en público a Onofri. Su mujer, Paola Pellinghelli, sólo es vista por las Fuerzas de Seguridad como una madre destrozada por la angustia.

Las horas pasan e Italia teme por la vida Tommaso que padece un grave tipo de epilepsia y debe estar medicado constantemente para evitar las terribles convulsiones que le aquejan. El jueves pasado, cuando se lo llevaron, volaba de fiebre.

Mientras siguen llegando las adhesiones de solidaridad a la familia, personalidades italianas piden por el chiquito. El Papa Benedicto XVI ya salió a pedir por él. Ayer, la primera dama Franca Ciampi imploró a los secuestradores que devuelvan al nene.

En tanto, su hermano, Sebastiano, de tan sólo ocho años, repite incansablemente lo que vio el jueves pasado cuando se llevaron al bebé.

POLÉMICA EN ITALIA POR COMENTARIOS DE LA NIETA DE " IL DUCE" CONTRA GAYS

POLÉMICA EN ITALIA POR COMENTARIOS DE LA NIETA DE " IL  DUCE"  CONTRA GAYS

A un mes de las elecciones generales, los políticos italianos están inmersos en un debate en torno al fascismo y a los homosexuales. La nieta de Benito Mussolini, aliada de Silvio Berlusconi, dijo que prefería ser fascista a gay.

En un debate televisado por la RAI, la nieta del dictador Benito Mussolini, Alessandra Mussolini, dijo que prefería “ser fascista antes que homosexual". Así desató una fuerte polémica que copó los medios a pocos días de las elecciones generales -días 9 y 10 de abril- que tanto preocupan al premier Silvio Berlusconi. "El comentario confirma una vez más, por si hacía falta, que la coalición de centro-derecha de Silvio Berlusconi es profundamente homofóbica", dijo Franco Grillini, parlamentario izquierdista e importante activista por los derechos de los gays.

Como si sus dichos no fueran suficientemente fuertes, Mussolini también se dirigió en forma despectiva a Vladimir Luxuria, un candidato izquierdista transexual y organizador de varias marchas del orgullo gay en Italia. Grillinino no dudó en afirmar que Mussolini había incurrido en un delito: "apología del fascismo" y prometió mencionar el asunto en el Parlamento. "Y no olvidemos que Gianfranco Fini, ministro de Asuntos Exteriores y viceprimer ministro italiano, dijo en una ocasión que a los gays se les debería prohibir dar clase en las escuelas", agregó Grillini.

Atentos a que gays y lesbianas suponen alrededor del 5 por ciento del electorado italiano, la coalición de centro-izquierda italiana, encabezada por Romano Prodi, se ha comprometido a legalizar las uniones entre personas del mismo sexo en Italia. Al igual que en el caso español, la iglesia católica italiana promete dar pelea antes que sea sancionada la nueva legislación.