Blogia
COL CUORE IN ITALIA

GRAZIE ORIANA

GRAZIE ORIANA

Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 - 15 settembre 2006) è stata una giornalista e scrittrice italiana. Prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale, con i suoi dodici libri ha venduto 20 milioni di copie in tutto il mondo.

Oriana Fallaci è la prima di tre sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici. Il padre Edoardo fu un attivo antifascista che coinvolse la figlia Oriana, a soli 10 anni, nella resistenza con compiti di vedetta. La giovane Oriana si unì così al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre fu catturato e torturato a villa Triste, ed in seguito rilasciato. Per il suo attivismo durante la guerra ricevette a 14 anni un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano.

La Fallaci iniziò a 16 anni la carriera giornalistica esortata dallo zio Bruno Fallaci, grande penna e direttore di settimanali. Lavorò prima come collaboratrice per quotidiani locali e poi come inviata speciale per L'Europeo.

Nel 1965 Oriana Fallaci dedica al padre il libro Se il sole muore in cui descrive i preparativi per lo sbarco americano sulla Luna. Per scrivere il libro incontra il capo progetto della missione, l’ex scienziato nazista Wernher von Braun (colui che aveva progettato per Hitler i razzi V2 da sparare su Londra).

Nel 1967 si reca in qualità di corrispondente di guerra per L'Europeo in Vietnam: ci ritornerà 12 volte in 7 anni raccontando la guerra senza fare sconti nè ai Vietcong e ai comunisti nè agli statunitensi e ai Sudvietnamiti e documentando le menzogne e le atrocità, ma anche gli eroismi e l'umanità di un conflitto che la Fallaci definì «una sanguinosa follia». Le esperienze di un anno di guerra vissute in prima persona sono state raccolte nel libro Niente e così sia pubblicato nel 1969.

A metà del 1968 la giornalista lascia provvisoriamente il fronte per tornare negli USA a seguito della morte di Martin Luther King e di Bob Kennedy e delle rivolte studentesche di quegli anni. In un passaggio di Niente e così sia irride «i vandalismi degli studenti borghesi che osano invocare Che Guevara e poi vivono in case con l'aria condizionata, che a scuola ci vanno col fuoristrada di papà e che al night club vanno con la camicia di seta».

Il 2 ottobre 1968, durante una manifestazione di protesta contro i Giochi Olimpici a Città del Messico, rimase ferita negli scontri tra studenti e polizia in Piazza delle Tre Culture. Morirono centinaia di giovani (il numero preciso è sconosciuto) e anche la Fallaci fu creduta morta e portata in obitorio: solo in quel momento un prete si accorse che era ancora viva. La Fallaci definì la strage come «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra».

Oltre al Vietnam seguì come corrispondente anche la guerra indo-pakistana, le guerra in Sud America e in Medio Oriente.

Nel 1969 il comandante dell’Apollo 12, Pete Conrad, alla vigilia del lancio, si reca a New York per incontrare la Fallaci e chiederle un consiglio riguardo la frase da usare al momento di mettere piede sulla Luna. Poiché Neil Armstrong aveva detto: «Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità», la fiorentina consigliò, dato la bassa statura di Conrad, la frase: «Sarà stato un piccolo passo per Neil ma per me è stato proprio lungo». Il comandante, che portò con sè sulla Luna una foto di Oriana bambina con la madre, disse proprio questa frase una volta giunto sul satellite.

Nell'agosto 1973 la giornalista fiorentina conosce Alekos Panagulis, leader della Resistenza greca contro il regime dei Colonnelli. Si incontrano il giorno che lui uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un apparente incidente stradale il 1° maggio 1976. La storia di Panagulis verrà raccontata dalla scrittrice nel romanzo Un uomo, pubblicato nel 1978.

Nel 1975 la Fallaci e Panagulis collaborano alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, amico della coppia. La Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell'omicidio del poeta.

Nel 1975 esce il primo romanzo di Oriana Fallaci diverso dall’inchiesta giornalistica, Lettera a un bambino mai nato. Esso è il primo grande successo editoriale della scrittrice che vende 4 milioni e mezzo di libri in tutto il mondo.

Nel 1976 sostiene le liste del Partito radicale, anche per le loro campagne femministe. [1]

All'attività di reporter hanno fatto seguito le interviste a importanti personalità della politica, le analisi dei fatti principali della cronaca e dei temi contemporanei più rilevanti. Tra i personaggi intervistati dalla Fallaci: Re Husayn di Giordania, Vo Nguyen Giap, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, l'arcivescovo Makarios, Alekos Panagulis, Nguyen Cao Ky, Yasser Arafat, Mohammad Reza Pahlavi, Haile Selassie, Henry Kissinger, Walter Cronkite, Indira Gandhi, Golda Meir, Nguyen Van Thieu, Zulfikar Ali Bhutto, Deng Xiao Ping, Willy Brandt, l'Ayatollah Khomeini (durante l'intervista la Fallaci lo apostrofò come «tiranno» e si tolse il chador che era stata costretta ad indossare per essere ammessa alla sua presenza) e Muammar Gheddafi.

Consegnandole la laurea ad honorem in letteratura, il rettore del Columbia College di Chicago la definì «uno degli autori più letti ed amati del mondo». Ha scritto e collaborato per numerosi giornali e periodici, tra cui: New Republic, New York Times Magazine, Life, Le Nouvel Observateur, The Washington Post, Look, Der Stern, e Corriere della sera.

Nel 1990 esce il romanzo Insciallah dove la scrittrice coniuga la ribalta internazionale con l’idea del romanzo. Il libro, ambientato tra le truppe italiane inviate dall’ONU a Beirut, si apre con il racconto del primo duplice attentato suicida dei kamikaze islamici contro le ambasciate americane e francesi che causò 450 morti tra i soldati.

Dopo l'uscita di Insciallah Oriana Fallaci si isola andando a vivere a New York, nell'Upper East Side di Manhattan. Qui inizia a scrivere un grande racconto la cui lavorazione, durata per tutti gli anni novanta, è stata interrotta dai fatti dell'11 settembre 2001.

In questo periodo scopre di avere un cancro ai polmoni che lei più tardi definirà «L'Alieno».

Con i suoi recenti libri e articoli sulle tematiche dell'11 settembre, che hanno suscitato sia elogi sia contestazioni nel mondo politico e nell'opinione pubblica, la scrittrice denucia il decadimento della civiltà occidentale che, minacciata dal fondamentalismo islamico, è incapace di difendersi. Secondo altri, le sue posizioni furono invece controproducenti per la stessa cultura occidentale, in quanto ridussero lo scontro culturale ad uno scontro adialettico e «violento» (si vedano, per esempio, ma non solo, le affermazioni di Oriana Fallaci relativamente alla moschea a Colle Val d'Elsa) e quindi non proprio alla tradizione della cultura occidentale.

Nel 2004 si è schierata contro l'eutanasia nel caso di Terri Schiavo, presentando le sue posizioni con un articolo apparso su Il Foglio, e contro il referendum abrogativo della legge sulla procreazion medicalmente assistita, con un articolo pubblicato dal Corriere della sera.

Dopo aver espresso per tutta la vita opinioni anticlericali negli ultimi anni si è avvicinata alla Chiesa cattolica. Pubblicamente ha dichiarato la sua ammirazione verso papa Benedetto XVI, che l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata il 27 agosto 2005. L’incontro doveva rimanere segreto, ma la notizia è stata resa pubblica tre giorni dopo l'incontro, mentre i contenuti del colloquio non sono mai stati resi noti.

Nel marzo 2005 il quotidiano Libero ha lanciato una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica conferisse alla Fallaci il titolo di senatore a vita. Sono state raccolte oltre 75.000 firme.

Muore il 15 settembre 2006 a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute dovuto al tumore che da anni l'aveva colpita. Aveva deciso di tornare a Firenze, con grande riserbo, per passarvi i suoi ultimi giorni.

È stata sepolta nel cimitero evangelico degli Allori, alle porte di Firenze, nella tomba di famiglia accanto ad un ceppo commemorativo di Alekos Panagulis, suo compagno di vita. Con la bara sono stati sepolti una copia del Corriere della Sera, tre rose gialle e un Fiorino d'Oro (premio che la Fallaci non ha mai vinto), donato da Franco Zefirelli.

                           foto8

Riconoscimenti

Il 30 novembre 2005 Oriana Fallaci ha ricevuto a New York il premio Annie Taylor per il coraggio del Center for the Study of Popular Culture ("Centro Studi di Cultura Popolare"). La scrittrice è stata onorata per "l'eroismo e il valore" che hanno fatto di lei «un simbolo nella resistenza contro il fascismo islamico e una combattente nella causa dell' umana libertà.» L'Annie Taylor Award (istituito in ricordo della prima persona a sopravvivere in un viaggio all'interno di una botte dalle cascate del Niagara) viene assegnato a individui che hanno mostrato e mostrano eccezionale coraggio in circostanze pesantemente avverse e di fronte a grave pericolo. David Horowitz, il fondatore del centro, motivando la premiazione, ha definito la Fallaci «un generale nella guerra per la libertà».

Su proposta del Ministro dell'istruzione Letizia Moratti il 14 dicembre 2005 il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi ha insignito Oriana Fallaci con una medaglia d'oro quale "benemerita della cultura". Le sue condizioni di salute le hanno impedito di prendere parte alla cerimonia di consegna, in occasione della quale ha scritto: «La medaglia d'oro mi commuove perché gratifica la mia fatica di scrittore e di giornalista, il mio impegno a difesa della nostra cultura, il mio amore per il mio Paese e per la Libertà. Le attuali e ormai note ragioni di salute mi impediscono di viaggiare e ritirare direttamente un omaggio che per me, donna poco abituata alle medaglie e poco incline ai trofei, ha un intenso significato etico e morale».

Il 22 febbraio 2006 il presidente del consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini ha insignito la Fallaci della medaglia d'oro del consiglio stesso. Nencini ha motivato la sua scelta dicendo che la Fallaci è una delle bandiere della cultura toscana nel mondo. Durante la premiazione, avvenuta a New York, la scrittrice ha raccontato del suo tentativo di creare una vignetta su Maometto, in risposta alla montante polemica sulle vignette apparse sui giornali francesi e olandesi, che raffiguravano Maometto. A proposito ha dichiarato: «Disegnerò Maometto con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni, le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio».

                                  foto6

0 comentarios