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COL CUORE IN ITALIA

Povia...I BAMBINI FANNO OOH...LA STORIA CONTINUA

                                               

                                                               Povia

Si vede, che Povia è arrivato al successo di colpo: lo testimonia il packaging del suo secondo album, che tutto può definirsi fuorché cool, con quelle foto – di copertina, e sul retro – un po’ fuori fuoco, i colori forti e persino il titolo del disco, non certo studiato da un genio del marketing: “I bambini fanno ‘ooh’ la storia continua”, senza segni di punteggiatura o congiunzioni a tenere insieme le due frasi rette dal verbo.
Sarà questo, che ce lo fa essere istintivamente simpatico. O saranno i testi, surreali come quelli del Gazzé più ispirato, immediati come quelli del Vasco più giovane. Oppure la forma e il ritmo delle sue canzoni, che sembrano filastrocche e che in apparenza sono pezzi lievi, lievi: dagli arcinoti bambini che fanno “ooh” ai piccioni di “Vorrei avere il becco”, passando per “Fiori” (“Tu non senti odore di fiori, però mi annusi, poi levi la mano e ti scusi, così m’illudi”) e “Non è il momento” (“Mi sono preso il fine settimana per portarti a far l’amore sulla luna con la tenda il vino rosso e le polpette di mia mamma come piace a te”).
Però, si sa che – a volte – è nei piccoli dettagli che si nasconde il genio. Non stiamo dicendo che Povia lo sia in senso assoluto: ma che ne abbia, del genio, è indubitabile. Per l’anticonformismo, l’ingenuità e l’incosciente coraggio che l’hanno portato l’anno scorso ad autoescludersi dal Festival (aveva già eseguito dal vivo parte del brano candidato, “I bambini fanno ooh” per l’appunto), e quest’anno a riprovarci con un pezzo che all’inizio tutti prendevano in giro (“Giaaà, i piccioni. E poi?”) e che alla fine cantavano tutti, e che guarda caso, complice il panorama desolante di uno dei Sanremo più tristi della storia, si è classificato primo.
E poi, una cosa va sottolineata: con la pubblicazione del secondo album, Povia ha fatto una piccola rivoluzione. Includendo nello stesso cd anche il disco dell’anno scorso, “Evviva i pazzi”, che comprendeva dieci brani. Così chi acquista oggi “I bambini fanno ooh e la storia continua” in tutto se ne trova diciassette, di canzoni: le dieci vecchie più i sette inediti, tra cui una versione spagnola della hit 2005 (“Cuando los niños hacen ‘ooh’”). Non male, per quindici euro.
Per il resto, un invito all’ascolto: perché non è vero che Povia ha scritto solo una canzone bella. E se “I bambini…” è la sua personale “Albachiara”, ci sono diversi altri pezzi che vale la pena di sentire. Tipo “Fiori”, allegra e provocante, ma anche la riflessiva “Mia sorella”, la dolce (e un po’ scontata. Ma ogni tanto ce n’è bisogno) “T’insegnerò”, la coraggiosa “Ma tu sei scemo” che parla di amori omosex senza malizia. Povia, lo dice lui stesso, è uno che “molto sottovoce” grida. Per usare parole molto semplici: è bravo e non se la tira. Statelo a sentire.

                                                          Povia, foto

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