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COL CUORE IN ITALIA

Italiani all´estero

IL LUNFARDO ... LA LINGUA DEGLI IMMIGRANTI

            

Come conseguenza della immigrazione massiva che caratterizza il periodo che va dalla metà del secolo passato fino alla metà del presente, la cultura argentina contemporanea risulta influenzata dai costumi e dalle usanze europee e in particolare da quelle degli italiani. La gran incidenza che ebbero i tratti culturali italiani in questo processo di assimilazione si spiega principalmente in due ragioni.
La prima è di carattere quantitativo e si spiega guardando ai dati statistici del processo immigratorio. L'idea di un ripopolamento di Buenos Aires si afferma nelle cifre demografiche e nelle percentuali di immigranti che nel 1914 raggiunge un valore del 49 per cento. Quasi 12 milioni di discendenti italiani, emigrati quando l'Europa non poteva sfamare le sue popolazioni, portarono valori e tradizioni che rappresentavano tutto ciò che rimaneva nelle loro mani e anche la base sulla quale costruire e cambiare gradualmente le proprie usanze, in base a ciò che gli si presenti nel nuovo mondo.
La seconda ragione è di tipo qualitativo in quanto concerne le somiglianze tra gli elementi culturali che entrano in contatto. Avere radici comuni, come in questo caso il parlare una lingua di derivazione latina, è un catalizzatore per una fusione di valori in quanto contribuisce ad abbattere le barriere culturali ed i pregiudizi. Si suole dire con ragione che non ci fu a Buenos Aires un processo chiaro di assimilazione di tipo tradizionale: Questo è, quando una società ricettrice solidamente costituita dal punto di vista socio-demografico riceve immigrazione esterne alle quali impone un sistema culturale più o meno uniforme. In tali casi tradizionali, gli immigranti devono soffrire un processo di adattamento alla situazione preesistente e in molti casi, costituiscono una minoranza etnica. Il percorso fu inverso, l'esistenza di certi ambiti di integrazione (quartiere periferico, scuola nazionale obbligatoria e gratuita, certe forme di espressione artistica, ecc.) che andarono cancellando le differenze è comprovata da vari specialisti, come Francis Korn e James Scobie; Così che più che assimilazione quello che ci fu a Buenos Aires fu una vera fusione. Gli stili di vita che gli immigranti incorporavano non rivoluzionavano completamente i valori sedimentati e per tanto i vecchi modelli di vita non si perdevano, servivano da ponte verso i nuovi.

Seguendo una prospettiva storica possiamo dire che il fenomeno dell'immigrazione si colloca in un periodo nel quale l'Argentina si stava organizzando e consolidando come stato. Il paese entrò in una fase di crescita economica basata sulla esportazione di prodotti agricoli e la classe dirigente decise che doveva inserirsi nel mercato europeo, le cui necessità erano specialmente l'approvvigionamento di materie prime come lana, carne, cereali, ecc. (per questo la zona del litorale, che era più arretrata rispetto all'interno, grazie alla presenza dei porti commerciali, fu il motore dell'economia argentina).

Per raggiungere questo obiettivo era indispensabile cambiare la struttura economica del paese, e niente meglio che prendere come esempio gli Stati Uniti. L'inizio della modernità portò con se nuovi valori e problemi propri come la nascita di nuovi settori sociali: la classe operaia, la borghesia industriale e i ceti medi; ai quali si sommarono grandi quantità di immigranti europei.

Rispetto alle condizioni ricettive dell'America Latina, dopo il periodo proibitivo coloniale, i liberali del XX secolo fomentarono gli investimenti stranieri e l'immigrazione, specialmente quella europea che avrebbe portato esperienza e tecnologia (l'immigrante teorico del Facundo di Sarmiento).L'immigrante era parte di una politica di popolamento delle repubbliche agrarie dell'America Latina, dato che si concepiva che l'abbondanza di cittadini era simbolo di grandezza.

Fino all'indipendenza l'interno era la parte più popolata e ricca. Il litorale, più arretrato e povero cominciava appena la sua espansione. Il sud di Buenos Aires, Córdoba, SanLuiz e Mendoza, tutta la Pampa e la Paragonai erano disabitati; come anche, verso il nord, il gran Caco e Missione. Solo gli aborigeni, le cui cifre non raggiungevano la ventesima parte della popolazione totale, vivevano fuori da questi limiti.

Questo carattere desertico ed inesplorato del territorio argentino fu il punto di partenza di tutti i progetti di trasformazione nazionale. I politici dell'epoca reclamavano uomini forti per popolare le terre abbandonate agli indigeni. Juan Bautista Alberdi nel preparare le basi giuridiche della nazione riaffermava che "governare è popolare". Colonizzare il deserto e fare produrre le terre era il passo indispensabile per arrivare ad essere un paese indipendente. Così pensarono anche i costituenti a Santa Fe nel 1853, quando accordarono diritti a tutti i gli abitanti, senza distinzione di nazionalità.

Allo sbarcare l'immigrante si introduceva in un progetto di identità nazionale nel quale costituiva un fattore teoricamente attivo ancor prima che la sua presenza fosse reale. In alcuni paesi dell'America Latina, come il Messico e Perù, il passato coloniale ha lasciato profonde tracce culturali, in altri, come in Argentina e Uruguay - marginali rispetto ai centri storici dell'impero spagnolo - l'eredità culturali ha radici meno profonde. Quello che differenzia l'argentina, per tanto, è l'unione tra argentini ed italiani.

Nella prospettiva socio-culturale il processo che si manifesta esprime una amalgama, un interrelazione culturale de una fusione etnica; questo succede con la penetrazione della lingua dell'immigrante nella letteratura. Alla fine del secolo scorso Buenos Aires fu paragonata ad una torre di Babele. La letteratura argentina negli anni che vanno dal 1870 al 1930, riproduce il complesso processo di assimilazione della tematica della lingua e dei contrasti culturali provocati dal fenomeno immigratorio. Dal decennio del '50, nella letteratura, nella musica popolare (il tango), nei mezzi di comunicazione (drammi radiofonici e storielle) e nel cinema, l'immigrato continua a svolgere ruoli considerabili.

Il linguaggio dell'italiano e lo stesso linguaggio spagnolo nelle sue peculiarità regionali (galiego, catalano, ecc.) diventarono il nucleo della comicità del Sainete (genere teatrale popolare che ebbe grande diffusione a partire dagli anni '30).I dialoghi più seri dell'immigrante diventano comici nel suo linguaggio, come se la sua imperfezione formale non potesse essere portatrice di contenuti seri. Tuttavia nel omento in cui fa la caricatura dell'interlocutore immigrante, l'argentino assorbe il linguaggio dell'altro. Gli italianismi si diffusero, all'inizio, negli strati più bassi della società, contribuendo all'arricchimento del vocabolario "Lunfardo".

Nella zona del Rio della Plata esiste la tendenza a designare come lunfardo il linguaggio dei bassifondi, ossia, il gergo dei delinquenti. I quartieri di Buenos Aires furono lo scenario dove si incontravano i "gauci" che arrivavano dall'interno e gli immigranti europei in cerca della loro prima occupazione, In questi luoghi di emarginazione le due culture stabilirono i primi contatti e produssero, all'inizio, questa forma di comunicazione che ha come obiettivo principale quello di dissimulare le intenzioni di chi lo pratica.

La struttura del lunfardo si nutre della sostituzione dei sostantivi, dei verbi e degli aggettivi della lingua spagnola con termini ai quali gli si cambia il significato, provenienti dall'italiano, dai suoi dialetti, dalle lingue indigene e addirittura dallo stesso spagnolo. Un elemento complementare del lunfardo è il "vesre", ossia, la pronuncia delle parole cambiando l'ordine delle sillabe: tango è gotta, bacán è camba, viejo è jovie, cabeza è zabeca e così successivamente.

Ovviamente questo idioma non ha regole fisse e ha un enorme dinamismo; la gente della malavita e gli internati nelle carceri apportano continuamente variazioni che, quando hanno esito e sono accettate, si espandono a velocità vertiginosa. Per tanto il lunfardo inteso come forma di comunicazione tra delinquenti rappresentò solamente una tappa di sviluppo di questo gergo che con il passare del tempo si è convertito in una lingua popolare parlata da diversi settori della popolazione.

La immigrazione italiana lasciò nelle canzoni cantate del tango un numero considerabile di vocaboli dei dialetti peninsulari e dell'italiano. Gli italianismi conservati con lo stesso significato, o con una sua estensione e con modificazioni nella grafia che adattavano approssimativamente la pronuncia della parola italiana al castigliano, si vedono nella seguente lista. Si nota la forma diretta, quasi brutale e tuttavia molto efficiente con la quale si castilgianizza la parola italiana: generalmente l'eliminazione delle doppie, "yi" per "gi" ,"ch" per "cc", aggiunta di una vocale ("es") per esprimere la "s" iniziale , vocale che si sopprime quasi sempre nel finale, alla maniera dei dialetti del nord Italia.

  • I verbi "secar", "estufar", "escochar" vengono dall'italiano seccare, stufare e scocciare, con lo stesso significato; sono di uso frequente.
  • Cafishio: è una adattamento castigliano della pronuncia del termine italiano "stoccafisso"; come sostantivo viene impiegato per denominare il ruffiano e come aggettivo può significare elegante.
  • Fiaca: viene da fiacca ,"pereza", forma dialettale che significa pigrizia.
  • Mufa: da muffa (moho). A Buenos Aires si usa per designare uno stato d'animo nel quale l'anima si ricopre di "mufa".
  • Crepar: da crepare (morir) espressione più forte di morire.
  • Laburo: da "laburar" (trabajar), adattamento dal dialetto del nord "lavurer, lavurar" che trova la sua origine dall'italiano lavorare.
  • Pelandrún: dalla forma dialettale pelandrone (sfaticato in italiano, haragán in castigliano).
  • Pasticho: dall'italiano pasticcio, per estensione imbroglio o confusione.
  • Esquifoso: dal italiano schifoso, "asqueroso" in spagnolo.
  • Atenti!: Esclamativo che significa "cuidado", "Atención". Molto simile all'italiano attenti!
  • Fachatosta: da facciatosta che tradotto letteralmente sarebbe "caradura".
  • Afilar: dal dialetto italiano "filare" (corteggiare, ossia, "cortejar").
  • Chau: del italiano "ciao" ("hola", "adios", "hasta pronto", "hasta luego") però è usato solo quando si prende commiato da una persona, e non quando la si incontra; gli argentini li incontriamo castigliani e li lasciamo italiani.
  • Chuca: de "ciucca" (borrachera).
  • Il soprannome Coco o Coca, da "cocco" (o "cocco" della mamma), a sua volta dal verbo coccolare, che significa lusingare, compiacere, trattare molto affettivamente soprattutto un bambino.
  • Pibe: dal dialettale (genovese) che significa apprendista e designa la figura del ragazzo che lavora sotto l'egida di un artigiano o un commerciante. Era sconosciuto in Italia fuori dalla Liguria, fino a che riuscì ad entrare dall'Argentina per mezzo del linguaggio calcistico (el "pibe de oro" riferito a Maradona).
  • Mangiar: da mangiare, "comer" in castigliano.
  • Yiro: da giro, girare (in italiano la "g" di giro si pronuncia come la "y" di "ya" nel castigliano argentino); l'espressione verbale significa girare, deambulare per la strada. Come sostantivo (esclusivamente al maschile) si utilizza per designare le prostitute, soprattutto da quando "mina" perse il suo significato originale e acquistò il significato di moglie in generale.
  • Bachica: sostantivo e aggettivo che significa molto goloso/a e deriva dall'italiano "ciccia" che letteralmente significa carne.
  • Bochar: da bocciare (prorogare un esame) è l'equivalente del "bochar" castigliano che in italiano ha anche un accezione scolastica.
  • Capo: "jefe"
  • Contamuse: dal omonimo italiano, è un sostantivo per usato per indicare i bugiardi
  • Enyetar. dal dialetto napoletano "jettatura", "jettatore". Figura del immaginario collettivo che designa gli individui i cui poteri occulti hanno la capacità di trasmettere mala sorte.
  • Festichola: parola che si dice per designare una festa con eccessi di cibo e bibite. Dal italiano "festicciola", fare una festicciola.
  • L'immigrazione di massa coincide con il periodo di sviluppo della musica popolare e delle attività musicali in generale. Il tango, che è una delle espressioni più alte di questa cultura "porteña", fu composto dai discendenti degli immigranti ed ha avuto varie forme , alle quali corrispondono sentimenti e lingue diverse (il linguaggio popolare, il lunfardo e il linguaggio colto); dal tango proibito delle periferie fino al tango decente dei saloni delle famiglie, il tragitto è marcato dalle caratteristiche sociali della immigrazione.

    Un paio di esempi del lessico italiano nel tango:

  • Yira,Yira...(tango di E. Discepolo):"Cuando manyés (da mangiare) que a tu lado/ se prueban la ropa que vas a dejar.../"
  • La cumparsita: il tango più conosciuto al mondo: il titolo deriva dal diminutivo del italiano comparsa, che significa attore secondario, generalmente mascherato per dare alla opera l'adeguato tono dell'epoca e del luogo; esteso al carnevale la comparsa è il membro di un carro allegorico, o gruppi di persone mascherate che ballano.
  • Il tango ebbe anche mala fama che diventò in una leggenda nera: era la musica dei malviventi; dei "compadritos"(1), della prepotenza del più forte e dell'amore che si vende al migliore offerente. Anche scrittori come Luis Borges videro l'origine della coreografia del tango nei movimenti dei duellanti, schivando e tirando pugnalate. Queste, tuttavia, sono solamente semplificazioni del fenomeno e come tali pericolose. Il tango nasce tra malviventi, però anche tra gente onesta, tra i braccianti rurali espulsi dal campo dalla nuova organizzazione dell'agricoltura, dove le tecniche di raccolto estensive richiedono meno mano d'opera, tra le migliaia di italiani e spagnoli che arrivarono a Buenos Aires e Montevideo.

    Occorre quindi distinguere, come fece Daniel Vidart, tra lunfardo e lunfardesco. In realtà è corretto parlare di composizioni lunfardesche, scritte da autori che conoscono molto bene il linguaggio dell'ambiente pur non appartenendovi. A Buenos Aires lo stile lunfardesco ebbe importanti cultori nel periodismo, nella narrativa, nel teatro e nella poesia. In questo settore, dal trasferimento delle proprie al tango, si distinsero nei primi tempi Calos de la Púa, Celedonio Flores, Bartolomé Aprile, Yacaré, Joaquín Gomez Bas e Julián Centeya. Questa forma di comporre poesia per il tango si è protratta per decenni con Milonghe, tanghi lunfardeschi, con le opere in "vesre" e in prosa di Nyda Cuberti, Roque Rosiuto Lombardi, Luis Alposta e Daniel Garibaldi. Tutti gli autori citati testimoniano che il lunfardo, mischiato con la cultura emergente del tango, si alterna e sostituisce il castigliano per parlare delle vicissitudini della vita del popolo dei quartieri cittadini. 

    REQUISITI PER RICHIEDERE IL RICONOSCIMENTO DELLA CITTADINANZA ITALIANA

    REQUISITI PER RICHIEDERE IL RICONOSCIMENTO DELLA CITTADINANZA ITALIANA

    A - Linea paterna: la cittadinanza si trasmette da padre a figlio senza limite di generazione, purchè nessuno abbia rinunciato alla cittadinanza italiana.

    B - Linea materna.

    C - Se l’ascendente italiano avesse acquistato la cittadinanza argentina, detta naturalizzazione deve essere posteriore alla data di nascita del figlio/a.


     


    DOCUMENTI DA PRESENTARE DELL’ASCENDENTE ITALIANO (NATO IN ITALIA)

    1.- Atto di nascita dell’ascendente nato in Italia, con i nomi dei genitori, rilasciato dall’Ufficio dello Stato Civile del Comune di nascita.

    2.- Certificato originale rilasciato dalla “Cámara Nacional Electoral” (25 de Mayo 245 – 1002 BUENOS AIRES) dal quale risulti se il predetto abbia acquisito o meno la cittadinanza argentina. Nel caso positivo, si dovrà presentare copia autenticata della Sentenza di naturalizzazione argentina rilasciata dal Tribunale Federale competente, ai fini di accertare se sussiste o no il diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana per i discendenti.

    3.- Atto di matrimonio (tradotto in italiano).

    4.- Atto di morte (rilasciato in formulario plurilingue o tradotto in italiano).



     

    DOCUMENTI DA PRESENTARE DA OGNI DISCENDENTE IN LINEA RETTA

    1.- Atto di nascita (tradotto in italiano); NON SARANNO ACCETTATI CERTIFICATI.

    2.- Atto di matrimonio (tradotto in italiano);

    3.- Atto di morte, rilasciato in formulario plurilingue o tradotto in italiano.

    Si informa che nel momento di iniziare la pratica, devono ensere presentati gli atti di nascita dei figli minori degli anni 18 (tradotti in italiano)

    In base al contenuto della legge, possiamo sinteticamente ricondurre i modi di acquisto della nostra cittadinanza ai casi seguenti:


     

    1. CITTADINANZA PER NASCITA

    È cittadino italiano il figlio di genitori (padre o madre) cittadini italiani; tuttavia i figli nati anteriormente al 1°gennaio 1948 sono cittadini italiani solo se nati da padre italiano (perché la donna italiana trasmette la cittadinanza ai figli solo a partire da tale data).
    La trasmissione di cittadinanza "iure sanguinis" (per linea paterna) non prevede limiti di generazione ma non consente "salti", vale a dire che nessuno degli ascendenti deve avere mai rinunciato alla cittadinanza italiana.
    Coloro che, essendo nati in Argentina, desiderano effettuare la pratica di riconoscimento della cittadinanza italiana, troveranno in questa pagina le indicazioni sui documenti da presentare.


     

    2. CITTADINANZA PER MATRIMONIO

    Si può diventare italiani per effetto del matrimonio con un/a cittadino/a italiano/a.
    Tuttavia, esistono situazioni diverse a seconda della data di celebrazione del matrimonio:

    - Prima del 27 aprile 1983: la donna straniera che sposava un cittadino italiano ne acquistava automaticamente la cittadinanza (non esisteva, per contro, alcun acquisto automatico per lo straniero coniugato con una cittadina italiana);


    - Dopo il 27 aprile 1983: non esiste più alcuna forma di acquisto automatico della cittadinanza in seguito al matrimonio con un cittadino italiano. La persona che sposa un cittadino italiano può fare domanda di acquisto della cittadinanza per naturalizzazione dopo tre anni dal matrimonio in caso di residenza all’estero o dopo sei mesi di matrimonio se residenti in Italia. La domanda può essere effettuata tramite questa Agenzia Consolare consultando la lista dei documenti da presentare.


    La domanda non determina alcun diritto alla concessione della cittadinanza e viene trasmessa – di questo Ufficio Consolare – al Ministero dell’Interno che ne cura l’istruttoria e che – in caso di accoglimento – emette il relativo decreto.
    La trattazione della pratica ha una durata di almeno 18/24 mesi.

    Documenti da presentare:

    1. Estratto per riassunto dell’atto di matrimonio (in originale) rilasciato dal Comune italiano competente (Comune dove è stato contratto o trascritto il matrimonio);

    2. Certificato di nascita dell’interessato tradotto in italiano;

    3. Certificato di precedenti penali ("Certificado de antecedentes") rilasciato dalla Polizia Federale Argentina e legalizzato dal Ministero degli Affari Esteri argentino, tradotto in italiano;


    4. Certificato di residenza rilasciato dalla Polizia locale tradotto in italiano;


    5. Certificato di cittadinanza italiana del coniuge;

    6. Stato di famiglia ("Libreta de familia" originale e fotocopia);


    7. Domanda dell’interessato da fare direttamente in questa Agenzia Consolare.


    La donna straniera che ha contratto matrimonio con un cittadino italiano prima del 27 aprile 1983 ha, di norma, acquistato automaticamente la cittadinanza italiana (in tal caso dovrà presentare – oltre all’atto di matrimonio – il proprio atto di nascita).


     

    OSSERVAZIONI IMPORTANTI

    1. Al momento della presentazione dei documenti, gli interessati al riconoscimento della cittadinanza dovranno fornire tutte le indicazioni richieste dall’impiegato addetto alla ricezione del pubblico ai fini di una corretta compilazione della scheda di Anagrafe Consolare. È necessaria una Scheda di Anagrafe per ogni persona vivente maggiore di 18 anni di età.


    2. Se qualche familiare ha già ottenuto il riconoscimento della cittadinanza, non sarà necessario consegnare di nuovo tutti i documenti sopra indicati ma soltanto quelli non ancora presentati (es.: un cugino ha già ottenuto il riconoscimento; ciò significa che i documenti del nonno sono stati già consegnati. La documentazione da presentare inizia quindi con il certificato di nascita del genitore).


    3. Figli nati fuori del matrimonio. Per la Legge italiana si tratta di figli naturali, condizione che non impedisce la trasmissione della cittadinanza.


    4. Persone divorziate. I richiedenti divorziati dovranno presentare la documentazione per ottenere l’omologazione della sentenza in Italia.


    5. Persone naturalizzate. Dal 16 agosto 1992 il cittadino italiano che acquisti un’altra cittadinanza conserva quella italiana, a meno che non vi rinunci formalmente.
    Per i naturalizzati prima del 16 agosto 1992 (e che quindi hanno perso la cittadinanza in base alla normativa anteriore), si chiarisce quanto segue:

    - La cittadinanza italiana è trasmessa solo ai figli nati prima della naturalizzazione;


    - Gli interessati possono riacquistare la cittadinanza trasferendo la residenza in Italia e soddisfacendo gli altri requisiti previsti dalla Legge. La cittadinanza riacquistata è trasmessa ai figli minorenni alla data del riacquisto.


    6. Differenze di cognomi italiani e argentini. Secondo la Legge italiana, il cognome che presenta alterazioni rispetto a quello dell’antenato che emigrò dall’Italia viene modificato e ricondotto al cognome originale.


    7. Residenza. Tenuto conto delle norme sull’Anagrafe Consolare e sulla tenuta degli schedari dei connazionali, nonché delle importanti conseguenze in merito all’effettivo esercizio dei diritti attinenti alla cittadinanza (primo fra tutti il diritto di voto) questa Agenzia Consolare si riserva di richiedere agli interessati ogni idonea documentazione atta a comprovare l’effettiva residenza nella circoscrizione Consolare.



    IMPORTANTE

    1. Tutti gli atti devono essere rilasciati legalizzati dai rispettivi Uffici dello Stato Civile e si deve allegare una fotocopia. Particolare attenzione si deve avere nel controllo degli stessi per quanto riferito alla correlazione tra i dati degli atti di stato civile argentini e l’atto di nascita dell’ascendente italiano: nomi, cognomi, date, età, luogo di nascita, ecc. Nel caso di riscontrare variazioni o errori, si dovrà richiedere la rettifica degli atti.

    2. Tutte le traduzioni necessarie dovranno essere effetuate da Traduttori Pubblici (debitamente iscritti).

    5. Tutti gli interessati maggiori di anni 18 che risiedano in questa circoscrizione consolare, dovranno presentare la richiesta personalmente, muniti del D.N.I.


     

    AVVERTENZA: Si informa che questa Agenzia Consolare potrà richiedere, ove necessario, ulteriori modifiche degli atti ed eventualmente rifiutare la richiesta anche dopo aver ricevuto i documenti tradotti, nel caso di riscontrare inconvenienti che impediscano il completamento della pratica.


     

    RINUNCIA ALLA CITTADINANZA ITALIANA

    La Legge "Nuove norme sulla cittadinanza", L. 5-02-1992, n. 91, art. 11, prevede la posibilità, per chi è in possesso di altra cittadinanza, di rinunciare a quella italiana effettuando una dichiarazione di volontà presso l’Ufficiale di Stato Civile del luogo di residenza (per i residenti in questa Circoscrizione consolare la competenza è di questa Agenzia Consolare).

    Documenti:

    1. Domanda di ammissione alla dichiarazione di rinuncia alla cittadinanza italiana;

    2. Copia integrale dell’atto di nascita rilasciato dal Comune italiano ove l’atto è iscritto o trascritto;

    3. Certificato di cittadinanza italiana (emesso, al momento della presentazione della domanda, da questa Agenzia Consolare);

    4. Documentazione relativa al possesso della cittadinanza straniera e della residenza nella Circoscrizione consolare (D.N.I., o documento equipollente, in corso di validità).


     

    3. CITTADINANZA PER NATURALIZZAZIONE

    Oltre al caso di matrimonio con cittadino italiano, è possibile ottenere la naturalizzazione dopo un periodo di legale residenza in Italia. Per informazioni più dettagliate su quest’argomento si rimanda al sito del Ministero dell’Interno italiano.


     


    CHE COSA VUOL DIRE DOPPIA CITTADINANZA?

    Ogni Stato è libero di stabilire i criteri per l’attribuzione della propria cittadinanza;
    è quindi possibile che uno stesso individuo, a causa della contemporanea applicazione di ordinamenti diversi, sia in possesso di due (o più) cittadinanze.


    Il caso tipico è proprio quello degli italo-argentini: il principio generale della Legge italiana è quello dello "ius sanguinis" in base al quale la cittadinanza si acquista per discendenza da un cittadino italiano, indipendentemente dal luogo di nascita dell’interessato; il principio generale della Legge argentina è quello dello "ius soli" in base al quale la cittadinanza si acquista per nascita nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.


     


    IN CHE COSA CONSISTE L’ACCORDO ITALO-ARGENTINO DI CITTADINANZA?

    Ratificato in Italia con la legge 18.5.1973 n. 282, stabilisce che l’acquisto della cittadinanza argentina non comporti – per coloro che si avvalgono di tale normativa speciale – la perdita della cittadinanza d’origine, che viene invece conservata in forma c.d."quiescente" (cioè con sospensione dei diritti civili, politici, ecc..).
    Tale "quiescenza" cessa col trasferimento della residenza in Italia, che produce la reviviscenza automatica di tutti i diritti.
    È inoltre possibile tornare a godere della pienezza dei diritti, anche senza trasferirsi in Italia, effettuando una dichiarazione di revoca; tale dichiarazione deve essere effettuata, alla presenza di due testimoni presso, l’Ufficio Consolare. La dichiarazione di revoca non costituisce dichiarazione di riacquisto di cittadinanza ai sensi dell’art.17 della legge 91/92, e quindi può essere effettuata in qualsiasi momento.


     

    CHI HA PERSO LA CITTADINANZA ITALIANA LA PUÒ RIACQUISTARE?

    Il cittadino italiano che abbia acquistato una cittadinanza straniera prima del 16.8.1992, perdendo quindi automaticamente la cittadinanza italiana, può riacquistarla tornando a risiedere in Italia per un periodo di almeno un anno.
    Chi ha acquistato la cittadinanza straniera dopo il 16.8.1992 mantiene invece la cittadinanza italiana a meno che non vi rinunci espressamente. Le donne italiane sposate con cittadini stranieri (non argentini) prima del 17 maggio 1975, che potrebbero aver perso il nostro "status civitatis", dovranno dimostrare con documentazione rilasciata dalle Autorità consolari del Paese di appartenenza del coniuge di non aver acquistato la cittadinanza di quest’ultimo a seguito matrimonio.
    Qualora avessero acquistato la cittadinanza del coniuge, potranno comunque riacquistare la nostra cittadinanza con una semplice dichiarazione di volontà da rendere alle Autorità consolari competenti.


     

    ESISTONO POI ALTRI CASI PARTICOLARI:

    - Lo straniero o apolide, del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado siano stati cittadini per nascita può diventare cittadino italiano:

    - Se presta il servizio militare;
    - Se assume un pubblico impiego alle dipendenze dello Stato;
    - Se al raggiungimento della maggiore età risiede legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica italiana e dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana.


    - Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al compimento della maggiore età, diviene cittadino se richiede di voler acquisire la cittadinanza entro un anno dalla suddetta data.


    - Le persone nate nei territori che appartenevano all’impero Austro-Ungarico e loro discendenti potranno presentare domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana nel caso in cui siano in possesso della documentazione idonea a dimostrare la nascita e la residenza nei territori presi in considerazione dalla Legge (Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e territori già italiani ceduti forzatamente alla Jugoslavia al termine della Seconda Guerra Mondiale) o la discendenza in linea retta da persone originarie di tali territori.


    Il riconoscimento non è tuttavia automatico e viene deciso, caso per caso, dal Ministero dell’Interno dietro presentazione, da parte degli interessati, della documentazione prescritta, secondo le modalità descritte qui di seguito:


    Trentino Alto Adige/Sudtirolo/Friuli Venezia Giulia.

    LA CITTADINANZA ITALIANA

    LA  CITTADINANZA ITALIANA


    Come si acquista


     

    Automaticamente
    Per filiazione

    Per nascita sul territorio italiano: ("ius soli" o diritto di suolo) se i genitori sono ignoti o apolidi, oppure se i genitori stranieri non trasmettono la propria cittadinanza al figlio secondo le disposizioni della legge dello Stato di appartenenza o se il minore è stato rinvenuto in una condizione di abbandono sul territorio italiano.

    Per riconoscimento di paternità o maternità o a seguito di dichiarazione giudiziale di filiazione durante la minore età del soggetto.

    Per adozione.

    Requisiti (in alternativa):

    Se discendente da cittadino italiano per nascita (fino al secondo grado) (art. 4):

    * svolgendo il servizio militare nelle Forze Armate Italiane;

    * assumendo un pubblico impiego alle dipendenze dello Stato, anche all’estero;

    * risiedendo legalmente in Italia da almeno due anni al raggiungimento della maggiore età.

    Se nato sul territorio italiano (art. 4):

    * risiedendo legalmente ed ininterrottamente dalla nascita fino al raggiungimento della maggiore età.

    Matrimonio con cittadinoa italianoa (art. 5):

    Requisiti (tutti):

    * residenza legale in Italia per un periodo di almeno sei mesi dopo il matrimonio oppure tre anni di matrimonio;

    * validità del matrimonio;

    * assenza di condanne penali nei casi indicati dalla legge;

    *assenza di impedimenti connessi alla sicurezza nazionale.

    Naturalizzazione (art. 9):

    Requisiti (tutti):

    *dieci anni di residenza legale;

    * reddito sufficiente;

    * assenza di precedenti penali;

    * rinuncia alla cittadinanza d’origine (ove prevista).

    Vi sono, per casi particolari previsti dalla legge, abbreviazioni alla residenza decennale:
    * tre anni di residenza legale per i discendenti di ex cittadini italiani per nascita fino al secondo grado e per gli stranieri nati sul territorio italiano;

    *quattro anni di residenza legale per i cittadini di uno Stato appartenente alle Comunità Europee;

    * cinque anni per gli apolidi e i rifugiati, così come per gli stranieri maggiorenni adottati da cittadini italiani;

    * sette anni per l’affiliato da cittadino italiano;

    * non è richiesto alcun periodo di residenza per gli stranieri che hanno prestato servizio allo Stato per un periodo di almeno cinque anni, anche all’estero.